
Al termine della guerra di camorra degli anni ’80, in virtù della collaborazione con l’A.G. dei germani COZZOLINO PIETRO e SIMONE ed a seguito degli arresti operati nel corso dell’operazione di P.G denominata “Nemesi”, l’allora clan dominante degli ASCIONE era sostanzialmente indebolito.
Tale situazione di fatto contribuiva alla creazione di una nuova fazione opposta creata dalla scissione dalle fila del clan ASCIONE di IENGO TOMMASO, soprannominato “Masuccio”, e BIRRA GIOVANNI, soprannominato “Giannino a Mazza”. I 2 decidevano di realizzare attività illecite “in proprio” ed in particolare il traffico di stupefacenti, costituendo il clan IENGO-BIRRA, che poteva contare sulla partecipazione di numerosi alleati, tra i quali, la schiera dei DURANTINI, incaricati dello smistamento di sostanze stupefacenti nella zona alta di v. Pugliano, e di numerosi altri spacciatori organizzati in una rete capillare nella zona di v. Cuparella e di v. Pace.
La spartizione del traffico di stupefacenti in Ercolano determinava una sanguinosa lotta tra i 2 clan rivali. L’omicidio, avvenuto in Parete (CE) nel 1997, di VITELLO FRANCESCO e VIGNOLA MICHELE, elementi vicini al clan ASCIONE, per mano del clan IENGO-BIRRA, segnava l’inizio di una lotta tra i 2 clan con la consequenziale morte, in rapida successione, di IENGO TOMMASO, capo omonimo clan, di IENGO DUILIO, figlio di TOMMASO, di BORRELLI GIUSEPPE, elemento di spicco del clan BIRRA di BIRRA SALVATORE, persona vicina al clan BIRRA. Il sanguinoso contrasto determinava una assidua e consistente presenza delle forze dell’ordine sul territorio, inducendo i 2 clan a fingere una finta tregua. Con la morte di IENGO TOMMASO e del figlio DUILIO, BIRRA GIOVANNI diveniva capo indiscusso del clan che, nel tempo, acquisiva l’attuale configurazione di contiguità con quello degli IACOMINO.
A seguito, poi, degli arresti eseguiti a carico degli indagati, tra i quali i fratelli BIRRA ANTONIO e GIOVANNI, 2 personaggi del clan di primo piano quali OLIVIERO VINCENZO e DURANTINI GIOVANNI prendevano le redini del clan.
Tale situazione di fatto contribuiva alla creazione di una nuova fazione opposta creata dalla scissione dalle fila del clan ASCIONE di IENGO TOMMASO, soprannominato “Masuccio”, e BIRRA GIOVANNI, soprannominato “Giannino a Mazza”. I 2 decidevano di realizzare attività illecite “in proprio” ed in particolare il traffico di stupefacenti, costituendo il clan IENGO-BIRRA, che poteva contare sulla partecipazione di numerosi alleati, tra i quali, la schiera dei DURANTINI, incaricati dello smistamento di sostanze stupefacenti nella zona alta di v. Pugliano, e di numerosi altri spacciatori organizzati in una rete capillare nella zona di v. Cuparella e di v. Pace.
La spartizione del traffico di stupefacenti in Ercolano determinava una sanguinosa lotta tra i 2 clan rivali. L’omicidio, avvenuto in Parete (CE) nel 1997, di VITELLO FRANCESCO e VIGNOLA MICHELE, elementi vicini al clan ASCIONE, per mano del clan IENGO-BIRRA, segnava l’inizio di una lotta tra i 2 clan con la consequenziale morte, in rapida successione, di IENGO TOMMASO, capo omonimo clan, di IENGO DUILIO, figlio di TOMMASO, di BORRELLI GIUSEPPE, elemento di spicco del clan BIRRA di BIRRA SALVATORE, persona vicina al clan BIRRA. Il sanguinoso contrasto determinava una assidua e consistente presenza delle forze dell’ordine sul territorio, inducendo i 2 clan a fingere una finta tregua. Con la morte di IENGO TOMMASO e del figlio DUILIO, BIRRA GIOVANNI diveniva capo indiscusso del clan che, nel tempo, acquisiva l’attuale configurazione di contiguità con quello degli IACOMINO.
A seguito, poi, degli arresti eseguiti a carico degli indagati, tra i quali i fratelli BIRRA ANTONIO e GIOVANNI, 2 personaggi del clan di primo piano quali OLIVIERO VINCENZO e DURANTINI GIOVANNI prendevano le redini del clan.

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