Operazione Reset 2 effettuata dalla Compagnia Carabinieri di Torre del Greco (NA), Operazione YILL effettuata dalla Squadra Mobile di Napoli, Operazione Lager condotta dal Reparto Territoriale di Castello di Cisterna (NA)
Le indagini condotte nell’ambito delle 3 citate operazioni evidenziavano la struttura verticistica dell’organizzazione in oggetto e la ripartizione dei compiti tra i singoli affiliati.
Il ruolo di capi ed organizzatori assunto da taluni indagati, emergeva nel corso di alcune conversazioni intercettate presso le sale colloqui degli istituti di pena in cui l’attuale reggente del clan, ovvero ZENO STEFANO, si trovava ristretto.
Tali intercettazioni provavano che ZENO STEFANO, grazie ai colloqui coi propri affiliati (in particolare il fratello ZENO GIACOMO e la moglie BIRRA ANNAMARIA), era informato di eventuali problemi insorti all’interno del clan e, conseguentemente, formulava ordini e direttive in relazione alle più importanti vicende delittuose riguardanti l’organizzazione.
Il ruolo di capo del sodalizio continua ad essere riconosciuto a ZENO STEFANO (e da questi esercitato nei termini e con le modalità sopra evidenziate), mentre il compito di dirigere e di coordinare dalla libertà il gruppo criminale e di gestire le relative attività illecite era assunto da OLIVIERO VINCENZO inteso “Papà Buono” fino al suo arresto avvenuto nell’ottobre 2004.
Dopo l’arresto dell’OLIVIERO, avvenuto in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa nell’ottobre 2004 dal G.I.P. di Napoli per il reato di associazione a delinquere di stampo camorristico, tale compito era assunto da ZENO GIACOMO, fratello di STEFANO.
OLIVIERO VINCENZO e ZENO GIACOMO, infatti, si succedevano nel tempo nel compito di distribuire le “mesate”, di pagare le spese legali degli affiliati detenuti e di sovrintendere al cospicuo affare legato al traffico delle sostanze stupefacenti.
Alla leadership esercitata dallo ZENO STEFANO dal carcere non poteva non affiancarsi una direzione esterna esercitata da un esponente che, in quanto libero, potesse assumere immediatamente le decisioni urgenti per la sopravvivenza dell’organizzazione e per il buon andamento delle attività criminali del gruppo.
Accanto ai capi della organizzazioni, e ai soggetti investiti di posizioni di responsabilità, emergevano le figure di diversi affiliati, i quali, pur assumendo la veste di semplici “soldati”, non di rado erano chiamati a compiti importanti e che comunque ne caratterizzavano la posizione all’interno del gruppo.
E’ il caso, ad esempio, di VIOLA VINCENZO, inteso “lo chauffeur” , al quale negli ultimi tempi era affidata la cassa dell’organizzazione e comunque la responsabilità del danaro provento delle attività illecite necessario al pagamento delle “mesate”.
Un compito più prettamente militare, invece, era svolto all’interno dell’organizzazione da VIOLA ENRICO (fratello del sopramenzionato VINCENZO) inteso “recchia di porco” e da CEFARIELLO SALVATORE. Gli stessi, come sarà evidenziato, risultano responsabili di azioni di fuoco in danno di esponenti di clan avversari.
In particolare, CEFARIELLO SALVATORE è attualmente detenuto in stato di custodia cautelare in carcere per aver partecipato al duplice tentato omicidio di BIFULCO ANNA ed ESTILIO ANIELLO (episodio sicuramente ascrivibile alla faida contro il clan ASCIONE) e per l’omicidio di MANCONE GIUSEPPE avvenuto a Mondragone il 14.8.03 (fatto delittuoso perpetrato su richiesta del clan alleato MASSARO ed in relazione al quale il CEFARIELLO era recentemente condannato all’ergastolo dalla Corte d ‘Assise di S.M.C.V.).
VIOLA ENRICO, a sua volta, trovasi attualmente detenuto in regime di custodia cautelare in relazione al tentato omicidio di CASORIA ANDREA episodio in relazione al quale era recentemente condannato alla pena di 12 anni di reclusione.
In relazione ad altri indagati, emergeva un loro spiccato “eclettismo” all’interno del clan dove svolgono, all’occorrenza, sia compiti strettamente legati alle vicende “militari” dell’organizzazione (custodia di armi ed impiego in prima presone in fatti di sangue), sia compiti legati al traffico della droga ed alle attività estorsive in danno degli imprenditori.
Come emerge analiticamente dalle “schede personali” redatte dalla P.G., gli affiliati al clan BIRRA risultano essere stati costantemente controllati assieme da parte delle Forze dell’Ordine.
Come comprovato dalle intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate nel corso delle indagini, i contatti erano finalizzati non solo alla perpetrazione dei reati fine dell’associazione camorristica in oggetto, ma erano anche suggeriti dalla necessità di “camminare assieme” per scoraggiare o comunque meglio rispondere ad attentati per mano di killer operanti o per conto dei clan rivali.
Al riguardo, va evidenziato che in molteplici occasioni gli indagati erano controllati o comunque notati mentre utilizzavano assieme auto blindate.
Nel corso delle intercettazioni sulle utenze in uso agli indagati era appurato che in molteplici occasioni, e più volte al giorno, OLIVIERO VINCENZO (Papà buono) - all’epoca responsabile, da libero, della direzione del gruppo camorristico - ed altri affiliati, richiedevano all’emittente radio denominata Radio Nuova Ercolano (che successivamente risultava gestita proprio dall’OLIVIERO e da LANGELLA LUCA) brani musicali dedicandoli ai detenuti appartenenti al loro clan, al fine di tranquillizzare i reclusi sul fatto che il predetto “Papà Buono”, non avesse dimenticato i suoi “confratelli”.
L’uso di tale emittente radiofonica risultava il mezzo più semplice e meno rischioso, per l’invio di messaggi criptici a tutta l’organizzazione.
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