giovedì 12 novembre 2009

SCAGIONATO GRAZIE A FACEBOOK



Usa,"Ero su Facebook", minorenne scagionato dall'accusa di furtoNew York, 12 nov. (Apcom) - Fino a oggi Facebook era stato usato nei processi solo per incastrare mariti infedeli e criminali che avevano lasciato incautamente sul sito le tracce delle proprie malefatte. Il social network americano può però rivelarsi anche un formidabile alibi davanti ai giudici. Prova ne sia il caso di Rodney Bradford, un minorenne di New York che ieri i giudici hanno prosciolto dall'accusa di furto grazie alle prove fornite da Facebook.
I legali di Bradford sono infatti riusciti a dimostrare che al momento del furto in questione il ragazzo si trovava da tutt'altra parte della città, ad Harlem, e che stava "chattando" con la sua ragazza su Facebook. Constatato il tracciato elettronico del computer dell'imputato i giudici lo hanno immediatamente rilasciato, dopo averlo però trattenuto in carcere per 12 giorni.
Oltre al social network il ragazzo deve ringraziare anche il suo debole per i dolci. Un minuto prima del furto di cui è stato accusato Rodney si era connesso a Facebook per chiedere alla sua ragazza dove si trovassero i suoi pancake.

venerdì 30 ottobre 2009

Mancini rescinde il contratto con l'Inter.

Finisce definitivamente l'avventura di Roberto Mancini all'Inter, con la rescissione del contratto multimilionario che legava per altri due anni il tecnico marchigiano al club di Moratti.

Una pensione dorata che evidentemente Mancini, che ha voglia di tornare al calcio attivo, non sopportava più. A spingerlo a fare un passo del genere potrebbe essere stata la possibilità di passare al Real Madrid. Manuel Pellegrini, il cileno ex Villarreal, si gioca la panchina nelle prossime due partite, quella di domani per la 'Ligà contro il Getafe e quella di martedì prossimo in Champions con il Milan, e Mancini farebbe parte della lista dei candidati alla successione che comprende anche Miki Laudrup, Luiz Felipe Scolari, Luis Aragones e il d.g. Jorge Valdano, che sarebbe il preferito del presidente Florentino Perez ma che non vorrebbe assumersi una responsabilità del genere. I tifosi madridisti hanno già bocciato la possibilità Mancini nel sondaggio online subito lanciato da 'Marcà (giornale da sempre vicino al Real): soltanto il 3% dei sostenitori dei bianchi lo ha votato come nuovo tecnico (stessa percentuale per Luciano Spalletti), mentre i preferiti sono risultati nell'ordine Laudrup (ex giocatore del Real), con il 26%, ed Aragones (24%). Ma Perez non sembra volersi fare influenzare più di tanto dal parere della gente: sarà lui, e soltanto lui, ad assumersi la responsabilità di cacciare l'allenatore, ed ora preferisce attendere i prossimi due match. Mancini intanto ha rescisso il contratto con l'Inter, prendendo una buonuscita di 8 milioni di euro, rispetto ai circa 14 (due anni più i mesi restanti della stagione in corso) che avrebbe incassato se avesse mantenuto in essere l'accordo, e già questo potrebbe è un segnale. Inoltre il tecnico di Jesi ha sottolineato proprio oggi, ai microfoni di Sky, di sentirsi "pronto per un'esperienza all'estero". In questa situazione niente affatto tranquilla l'unico a mostrarsi sereno è proprio Pellegrini, "perché in mezzo a problemi e difficoltà io rendo meglio". Il tecnico è certo che sarà alla guida del Real anche dopo le sfide con Getafe e Milan, e oggi ha lanciato un invito all'ottimismo affermando che la vergogna della secca sconfitta (0-4) in Coppa del Re contro i dilettanti dell'Alcorcon sarà cancellata nella sfida di ritorno, nella quale, secondo Pellegrini, Raul e compagni rifileranno almeno cinque gol ai rivali: basterà far giocare la formazione titolare, e non più i rincalzi. Il problema è vedere se ci sarà ancora Pellegrini.

BAMBINI SENZA MAMMA E PAPA



Una riserva di cellule 'germinalì, cioè quelle riproduttive capostipiti di ovociti e spermatozoi, è stata creata a partire da cellule embrionali umane. Reso noto sulla rivista Nature, il traguardo ha permesso di decodificare i geni più importanti che regolano nell'embrione le tappe di formazione delle cellule germinali e, quindi, potrebbe aprire la strada alla comprensione di molti casi di sterilità. Diretta da Renee Reijo-Pera della californiana Stanford University, la ricerca, ora che è scoperto il meccanismo alla base della formazione delle cellule germinali, permetterà in futuro, per ciascuna persona colpita da sterilità, di produrre una riserva di cellule germinali su misura. Nelle primissime fasi di sviluppo embrionale si formano le cellule germinali, ovvero quelle che poi, a pubertà sbocciata, producono spermatozoi e ovociti. Proprio perché si formano nelle prime fasi di sviluppo, è stato difficile finora studiare le cellule germinali e riprodurle in laboratorio. Gli esperti Usa ci sono riusciti partendo da linee di cellule embrionali umane in cui hanno inserito un gene indispensabile alla formazione della linea germinale. Il gene produce anche una ricercatori di isolare le cellule germinali formate dalle altre. Poi gli esperti hanno studiato, attivandoli e disattivandoli, vari geni per vedere che ruolo avessero nello sviluppo delle cellule riproduttive e scoperto tre geni implicati nel loro sviluppo: DAZL, che agisce precocemente , DAZ1 e BOULE, che invece regolano le ultime fasi di sviluppo della linea germinale. Sebbene la fertilità o sterilità di un individuo si facciano manifeste solo al raggiungimento della maturità sessuale, molti casi di infertilità sono di certo dovuti a errori nei primi stadi di formazione dell'embrione, quando le cellule staminali embrionali danno vita alle cellule germinali. Avere a disposizione un metodo di studio del processo di sviluppo di dette cellule e di lavorare in laboratorio su di esse, agevola di gran lunga le ricerche per scoprire molte cause di infertilità. Inoltre, usando staminali pluripotenti indotte create da cellule di pelle, per ciascun individuo potrebbe essere creata la propria riserva personale di spermatozoi o ovociti da usare in caso di sterilità.

Vogliamo la verità

MILANO - Omicidio preterintenzionale. È questo il reato ipotizzato dalla procura di Roma nell'ambito della morte del detenuto Stefano Cucchi, il 31enne deceduto il 22 ottobre in circostanze ancora da chiarire, sei giorni dopo l'arresto (è stato fermato con 20 grammi di droga), nel reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. Il pm Vincenzo Barba, titolare degli accertamenti procede, per il momento, contro ignoti. Alla base della configurazione dell'ipotesi di reato la tipologia delle lesioni riscontrate sulla salma (la famiglia del giovane morto ha autorizzato la pubblicazione delle foto del cadavere: evidenti i segni di lividi e ferite sul corpo). Gli interrogativi ai quali i magistrati intendono dare risposte sono diversi. Il primo è verificare se Cucchi abbia subito lesioni, chi gliele abbia procurate e se queste abbiano provocato la morte del detenuto. Per questo sono già stati sentiti come testimoni alcuni carabinieri della stazione Appio-Claudio in cui Cucchi passò, in una cella di sicurezza, la prima notte, quella tra il 15 ed il 16 ottobre scorsi, in seguito al fermo per detenzione di sostanze stupefacenti. Già sentiti anche alcuni agenti di polizia penitenziaria. Altri dovranno essere sentiti, compreso l'uomo al quale Cucchi cedette l'hashish prima di essere fermato. Il pm Barba attende inoltre l'esito dell'autopsia sull'uomo di 31 anni. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, dopo la formulazione dell'ipotesi di omicidio preterintenzionale commenta: «Finalmente si sta muovendo qualcosa. A noi di informazioni ufficiali non ne hanno date ancora», ha aggiunto Ilaria, che ricorda anche che lei e la famiglia hanno chiesto, senza trovare riscontro, di visionare le foto scattate dal perito della Procura al corpo del fratello, dal momento che «avevamo incaricato un nostro medico legale, ma non gli è stata data la possibilità di fare foto. Stefano, ribadisce Ilaria, «stava bene. Aveva fatto un percorso di tre anni in una comunità, ma si era riabilitato. Tanto che lavorava».

«MILITARI CORRETTI» - «Pieno sostegno alle indagini e celerità nell'accertamento della verità e dei colpevoli». È quanto ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel corso di una telefonata con il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara. «Esprimo vicinanza alla famiglia Cucchi - ha detto il Guardasigilli - e, al contempo, ribadisco fiducia nell'operato della Polizia Penitenziaria che, ogni giorno, svolge i suoi delicati compiti con abnegazione e in contesti difficili. Auspico che l'autorità giudiziaria accerti, in tempi brevi, la verità dei fatti». Ma il caso Cucchi scatena più di una polemica. Prima dell'intervento del ministro Alfano, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, era intervenuto nel dibattito. «Non c'è dubbio che qualunque reato abbia commesso questo ragazzo - spiega La Russa - ha diritto ad un trattamento assolutamente adeguato alla dignità umana. Quello che è successo non sono però in grado di dirlo perché si tratta di una competenza assolutamente estranea al ministero della Difesa, in quanto attiene da un lato ai carabinieri come forze di polizia, quindi al ministero dell'Interno, dall'altro al ministero della Giustizia. Quindi non ho strumenti per accertare, ma di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione».

«LE OMBRE UCCIDONO» - «Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha perso una buona occasione per tacere» è la replica del segretario del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, Donato Capece. «Ha detto che non ha elementi per dire come andarono i fatti connessi all'arresto di Stefano Cucchi, però sostiene che l'intervento dei carabinieri è stato corretto. Su quale basi lo dice? Chi sarebbe stato scorretto, allora?» chiede Capece. Sulla stessa linea Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, il secondo sindacato della polizia penitenziaria, secondo il quale, «secondo fonti attendibili, Stefano sarebbe arrivato a Regina Coeli direttamente dal tribunale già in quelle condizioni, e accompagnato da un certificato medico che ne autorizzava la detenzione, come di solito si fa in questi casi». L'Osapp protesta con Michele Santoro, per come è stato trattato il caso ad Annozero. «Quali rappresentanti di un'istituzione autorevole che qualcuno tenta di annientare strumentalizzando il "caso" - prosegue Beneduci - siamo disgustati da una vicenda grave che sta via via assumendo le fattezze di un fatto politico e che rischia di disonorarci: come per il caso Bianzino, il caso Aldovrandi».

«TROPPI SILENZI» - Netta la presa di posizione la Camera penale di Roma: «Non può essere consentito, non può semplicemente accadere, che Stefano Cucchi abbia potuto subire una fine così orrenda mentre era sotto la tutela prima della polizia giudiziaria che lo ha tratto in arresto; poi del pubblico ministero del giudice e del suo difensore di ufficio nel corso della udienza di convalida; poi ancora della direzione del carcere di Regina Coeli; poi dei medici del penitenziario e quelli del reparto controllato all’ospedale Sandro Pertini». «Lo scandalo - scrive in una nota l’organismo di rappresentanza degli avvocati, presieduto da Giandomenico Caiazza - è che questo ragazzo abbia subito questo pestaggio mortale, con segni orrendamente evidenti sul corpo e sul volto, senza che nessuno di coloro che hanno avuto contatto con lui abbia sentito - a quanto risulta a tutt’oggi - il dovere innanzitutto morale di conoscere la verità, e comunque di segnalare immediatamente e con forza la evidenza dei fatti».



«VERITA' E LEGALITA'» - «Verità» è la parola d'ordine usano da molti in queste ore. «Verità. Naturalmente verità. Verità e legalità per tutti, ma proprio tutti: in fondo è semplice» si legge in un corsivo di Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini, all'indomani della pubblicazione voluta dalla famiglia del giovane deceduto delle foto del cadavere. «Uno Stato democratico non può nascondersi dietro la reticenza degli apparati burocratici - continua il corsivo -. Perché verità e legalità devono essere "uguali per tutti", come la legge. Non è possibile che, in uno Stato di diritto, ci sia qualcuno per cui questa regola non valga: fosse anche un poliziotto, un carabiniere, un militare, un agente carcerario o chiunque voi vogliate. Non può esistere una "terra di mezzo" in cui si consente quello che non è consentito, in cui si difende l'indifendibile, in cui la responsabilità individuale va a farsi friggere in nome di un "codice" non scritto che sa tanto, troppo, di omertà tribale». «Nell'esprimere tutto il mio cordoglio alla famiglia del giovane Stefano Cucchi in questo momento di profondo lutto e di terribile dolore, auspico vivamente che da parte di tutti i soggetti coinvolti si impieghi il massimo sforzo nel fare chiarezza al più presto sull'intera vicenda» è l'auspiscio del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni.



«VIA LE SCHEGGE DEVIATE» - Anche dall'opposizione, come era preventivabile, si sono levate voci contro quanto accaduto. Per Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, le foto del corpo di Cucchi «orribilmente deturpato da evidenti percosse, destano orrore». «Il governo - aggiunge la senatrice democratica - deve fare tutto quanto in suo potere perchè si arrivi presto a conoscere la verità su questa vicenda umana sconcertante e per ora misteriosa». «Lo Stato non può avere paura di se stesso- sottolinea invece Luigi De Magistris, europarlamentare dell'Idv -, non può temere di individuare e punire quei corpi estranei e parassitari che pure ci sono al suo interno, tra le forze dell'ordine che svolgono un lavoro prezioso per il Paese. Identificare e allontanare queste schegge deviate è l'unica risposta per garantire la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giustizia, oltre che per proteggere la credibilità di quanti operano con coraggio per la sicurezza comune fornendo un servizio prezioso a noi tutti».



L'APPELLO A NAPOLITANO - «Presidente Napolitano, le foto diffuse ieri coraggiosamente dalla famiglia di Stefano Cucchi meritano verità e giustizia» chiedono infine in un appello inviato al capo dello Stato i giovani della Fgci, l'organizzazione giovanile del Pdci, e dei Giovani Comunisti del Prc. «Gli italiani, tutti, hanno bisogno di avere fiducia nelle forze dell'ordine e nel rispetto della legalità da parte di chi è chiamato a far sì che non venga mai violata» dice Marina Sereni, vicepresidente dei

giovedì 29 ottobre 2009

VIDEO SHOCK

VIDEO SHOCKvideo diffuso da Il Mattino di Napoli mostra le sequenze shock di un omicidio di camorra avvenuto lo scorso 11 maggio in via dei Vergini alla Sanità.


L'uomo che viene ucciso si chiama Mariano Bacioterracino.

Da queste immagini, riprese da una telecamera a circuito chiuso si vede distintamente il "palo".

La Procura della Repubblica di Napoli ha disposto la diffusione del filmato. Il provvedimento, si legge in una nota, "é stato adottato in quanto a tutt'oggi non è stato possibile identificare né l'esecutore materiale del delitto né la persona he si ritiene abbia svolto nell'occasione il ruolo di 'specchiettista', entrambi ben visibili nel video".
L'11 maggio Mariano Bacioterracino viene ucciso in pieno giorno di fronte al bar "Vergini", a pochi passi da via Cavour. L'omicidio avvenuto l'11 maggio scorso in pieno giorno nel rione Sanità è stato ripreso dal sistema di sorveglianza. Nel filmato la vittima, un pregiudicato di 53 anni, sembra aspettare qualcuno fuori del negozio, quando un uomo con cappello e giubbotto, dopo essere entrato nel bar, esce e si avvicina per sparargli a poca distanza. Il primo colpo di pistola lo raggiunge al braccio, il secondo non fallisce. Il killer spara alla nuca, mentre Terracino è già accasciato a terra.
Il filmato è stato diffuso solo oggi dai carabinieri di Napoli sollecitando la "la collaborazione di chiunque sia in grado di fornire informazioni utili all'identificazione del killer e del suo correo". Il provvedimento, si legge in una nota, "è stato adottato in quanto a tutt'oggi non è stato possibile identificare né l'esecutore materiale del delitto né la persona che si ritiene abbia svolto nell'occasione il ruolo di 'specchiettista', entrambi ben visibili nel video".

martedì 27 ottobre 2009

Il napoli ritrova il gruppo



Due partite e due vittorie, proprio un bel biglietto da visita per Walter Mazzarri. Contro Bologna e Fiorentina il Napoli non solo trova gioco e punti, ma ritrova grinta, compattezza e soprattutto ritrova quello spirito di gruppo che si era perso. Gli azzurri hanno combattuto su ogni pallone, e i compagni si aiutavano l’un altro senza risparmiarsi. E’ emerso il gruppo, se si tiene conto che a Firenze è scesa in campo una squadra con tanti elementi nuovi. La difesa è stata rivoluzionata per le assenze di Cannavaro, Campagnaro e Santacroce, ma Rinaudo e Grava, che faceva parte del Napoli delle serie C, hanno fornito una prestazione maiuscola. Sono stati poi riscoperti Aronica, che è l’elemento che sta dando l’equilibrio alla difesa, e Pazienza, che pur non avendo piedi eccellenti riesce a garantire maggiore copertura al centrocampo. Infine in attacco si è rivisto Denis, che pur giocando pochi minuti è riuscito a fornire l’assist vincente a Maggio. Il Napoli vincendo a Firenze ha realizzato una vera impresa, perché lo ha fatto con elementi che sembravano scivolati fuori dal progetto Napoli ed invece sono risultati determinanti. Mancano all’appello ancora Zuniga, Cigarini e Santacroce, ma sicuramente ritorneranno utili perché siamo appena agli inizi del campionato e perché Mazzarri sta dimostrando di saper gestire molto bene lo spogliatoio. Mercoledì arriverà il Milan al S.Paolo, mentre sabato pomeriggio ci sarà l’anticipo a Torino contro la Juventus, e se il Napoli continuerà a giocare così ci sarà da divertirsi, perché con questa squadra l’Europa non sembra così lontana.

lunedì 26 ottobre 2009

Continuano gli spari nei paesi vesuviani

ERCOLANO (NA) - Un pregiudicato, Gaetano Esposito, di 53 anni, ritenuto legato al clan Birra è stato ucciso in un agguato a Ercolano. L' uomo - secondo una prima ricostruzione dei carabinieri - si trovava in strada al Corso Resina, quando i sicari sono entrati in azione esplodendogli contro diversi colpi di pistola. Esposito è morto prima dell'arrivo dell' ambulanza. Sul luogo dell' agguato - dove sono accorsi i carabinieri di Ercolano e della Compagnia di Torre del Greco, che conducono le indagini - si è radunato un centinaio di persone,  che hanno inveito contro le forze dell' ordine impegnate nei rilievi,  Ci sono stati momenti di tensione.

Preso latitante del clan Sarno

L’arresto ad Afragola.

Arrestato Salvatore Esposito, 27 anni, ritenuto dagli investigatori legato in passato al clan Di Lauro e ora esponente del clan Sarno. L’uomo, che era sfuggito all’arresto lo scorso 1 ottobre, e’ stato bloccato dai carabinieri in un appartamento di Afragola. Esposito, con altre tre persone, avrebbe preso parte il 16 aprile 2003 all’omicidio di un 34enne di Scampia, mentre stava scoppiando la faida fra il clan Di Lauro e il gruppo dei cosiddetti ’scissionisti’.

Napoli,i killer tornano a colpire

Scampia, morto un diciottenne. Ieri notte agguato a Mugnano:



NAPOLI - Giornata di sangue a Napoli. In serata un'altra persona è morta a Scampia; va ad aggiungersi alle vittime di due agguati:Giuseppe D’alterio 57 anni legato al clan degli” scissionisti” e Antonio Scarpato di anni 61 che si occupava della custodia di veicoli sequestrati, nel pieno della mattinata in una zona molto trafficata del capoluogo, nel quartiere di Poggioreale.la vittima è Giuseppe D'Alterio, 57 anni, qualche precedente, ucciso in via Pietro Nenni, all'altezza della Rotonda di Mugnano. Mentre era in auto è stato raggiunto da diversi colpi da arma da fuoco, anche alla testa. L'uomo, pregiudicato e legato al clan degli "scissionisti", è arrivato senza vita all'ospedale di Giugliano.

In mattinata nel quartiere di Poggioreale, in largo Santa Maria del Pianto, strada molto trafficata, l'altro agguato. Antonio Scarpato, 61 anni, è stato ucciso da diversi colpi di arma da fuoco mentre era in auto. Aveva piccoli precedenti e un legame con una ditta, omonima, che si occupa della custodia di auto e moto sequestrate. Elemento, quest'ultimo, che gli investigatori stanno approfondendo per capire quale sia stato il movente dell'omicidio.